«La crisi in Sardegna è senza dubbio grave. Ieri ho incontrato e ho ascoltato uno a uno i rappresentanti dei lavoratori di tutte le aziende in crisi, e insieme con il Presidente Cappellacci abbiamo avuto incontri istituzionali e con le categorie economiche. Non c'è dubbio che siamo dinanzi a una situazione per vari aspetti drammatica, nel senso che un tessuto produttivo e occupazionale è venuto logorandosi e rischia di disfarsi». Lo ha rilevato il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, rispondendo alle domande di alcuni studenti nel corso del Convegno organizzato a Sassari per le celebrazioni del 450° anniversario di fondazione della locale Università.
«Sono troppi - ha aggiunto il Capo dello Stato - i punti di crisi, sono troppi i segni di fragilità che presenta lo sviluppo economico e sociale della Sardegna quale si è configurato nei decenni trascorsi. Senza dubbio scontiamo ritardi anche nell'affrontare le esigenze di un rinnovamento di questo tessuto produttivo, e scontiamo anche inadempienze da parte dello Stato e di chiunque abbia avuto via via responsabilità rappresentative di governo e amministrative. Quindi, dobbiamo verificare molto attentamente cosa possa essere rinnovato e rilanciato dell'esistente e come si possano prendere strade nuove per lo sviluppo dell'economia e della società sarda».
Il Capo dello Stato ha insistito sull'esigenza di rilanciare una politica di sviluppo guardando alla situazione dei giovani: «Non vorrei cadere in nessuna forma di troppo facile e scontato artificio, che appaia retorico, ma al di là del dire che i giovani sono il nostro futuro, la verità è che la condizione dei giovani è la nostra spina, la spina nel fianco del Paese. Un paese che non riesca ad assicurare una prospettiva di formazione adeguata, di occupazione, di valorizzazione delle proprie risorse e dei propri talenti alle giovani generazioni è un paese condannato. Dobbiamo esserne fino in fondo consapevoli, e trarne tutte le conseguenze, anche per quello che riguarda l'impegno pubblico a sostegno del sistema universitario, della ricerca, della formazione e della cultura».
Il comunicato integrale nel sito web del Quirinale