INTERVENTO DEL VICESINDACO SIMONA FOIS
Oggi è un giorno molto importante.
Il 27/01/1945 accadde un fatto che stravolse l’umanità intera.
L’armata Rossa entra ad Auschwitz e libera i prigionieri rimasti.
A causa delle restrizioni non possiamo celebrare questa giornata con l’importanza che meriterebbe in termini di manifestazioni pubbliche cerimonie e iniziative, abbiamo però ritenuto necessario e doveroso aprire questo consiglio comunale con qualche riflessione a riguardo
Abbiamo sentito dalle parole della senatrice Segre le umiliazioni, le torture e l’annullamento dell’essere umano, in quanto tale, perpetrate nei campi di sterminio, avrei potuto scegliere tra una quantità infinita di testimonianze rispetto all’Olocausto.
Io trovo particolarmente, significative le parole di una politologa, filosofa e storica ebrea tedesca che tutti voi sicuramente conoscete: Hannah Arendt
Le azioni erano mostruose, ma chi le fece era pressoché normale, non aveva nulla né di demoniaco né di mostruoso.
A mio avviso la drammaticità di queste parole non ha eguali. Il vicino di casa, il collega di lavoro chiunque poteva essere l’artefice di queste atrocità.
È allora fondamentale che venga posta l’attenzione su questo tema così importante affinché non si abbassi mai la guardia rispetto a certi comportamenti che fomentano l’odio nei confronti del diverso nella sua accezione più ampia.
Ci dimentichiamo troppo spesso che l’ascesa al potere del Nazismo del Fascismo è avvenuta con il consenso della maggioranza della popolazione. Il pericolo che certi comportamenti possano degenerare è sempre presente: per questo prendo in prestito le parole di Primo Levi quando afferma che
Meditare su quanto è avvenuto è un dovere di tutti. Tutti devono sapere, o ricordare, che Hitler e Mussolini, quando parlavano pubblicamente, venivano creduti, applauditi, ammirati, adorati come dei.
Allora è importante che i nostri ragazzi e noi tutti non dimentichiamo.
Non si può far finta che certi fatti non siano mai accaduti, non si può far finta che la cosa non ci riguardi, è una pagina nera della storia che tocca da vicino l’Italia e l'Europa intera.
Noi dobbiamo schierarci con forza ora e tutte le volte che in qualsiasi parte del mondo si verificheranno soprusi e umiliazioni per qualsiasi essere umano.
Noi dobbiamo indignarci perché l’indifferenza e la neutralità sono le armi che in passato hanno aiutato l’oppressore.
L'Italia nel testo della legge 211 del 2000, che istituisce la “Giornata della Memoria”, prescrive che in questa giornata siano organizzati cerimonie, iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione dei fatti e di riflessione su quanto è accaduto al popolo ebraico e ai deportati militari e politici italiani nei campi nazisti in modo da conservare nel futuro dell’Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa, e affinché simili eventi non possano mai più accadere.
Ricordare è un dovere: essi non vogliono dimenticare, e soprattutto non vogliono che il mondo dimentichi, perché hanno capito che la loro esperienza non è stata priva di senso, e che i Lager non sono stati un incidente, un imprevisto della Storia.
(Primo Levi)
L’invito che oggi voglio portare a questa assemblea è quindi quello di portare con voi questa nera testimonianza solo così si potrà scongiurare l’eventualità di un nuovo dramma simile perché: “E' avvenuto e può accadere di nuovo”.
INTERVENTO DI MORENO NOCCO
-Il ricordo degli Internati Militari di Porto Torres-
Come ogni anno, il 27 di gennaio, si celebra la giornata della memoria per ricordare le vittime dell'olocausto perpetrato dalla Germania nazista. In questa stessa data si ricordano anche gli Internati Militari Italiani (I.M.I.), ovvero tutti i soldati caduti prigionieri dei tedeschi a seguito dell'armistizio dell'8 settembre 1943. Dopo il loro disarmo, costoro furono destinati in massa attraverso indicibili sofferenze, ai campi di concentramento perché si rifiutarono di continuare a combattere al fianco dei tedeschi. I dati ufficiali parlano di circa 600.000 militari internati per il lavoro coatto, altre fonti parlano di cifre superiori. Furono privati da subito di gran parte delle garanzie previste dalle Convenzioni internazionali ed il loro fu un esempio di resistenza, disciplina e di fedeltà. Morirono in tantissimi a causa della fame, del freddo, delle malattie e delle violenze inaudite, tant'è che ancora oggi è appunto difficile stabilire con esattezza il numero dei deceduti. Da autore del libro sui caduti e dispersi di Porto Torres nelle due guerre mondiali voglio portare all'attenzione, in questo contesto, su di una pagina di storia della nostra città: quella dei militari portotorresi che caddero prigionieri dei tedeschi a seguito dell'armistizio. Tra questi si ricordano il carabiniere Costantino Salis catturato dai tedeschi e deceduto di malattia a 31 anni in un campo di concentramento in Germania e ad oggi sepolto nel cimitero militare italiano d'onore a Berlino. Il marinaio allievo meccanico Muroni Andrea, arruolatosi volontario e deceduto a Danzica nel lager Ferdinand Schichau a 20 anni a seguito di un bombardamento aereo alleato e ad oggi sepolto nel cimitero militare italiano d'onore di Bielany nella periferia di Varsavia (Polonia). Il marinaio cannoniere p.m. Nocco Costantino prigioniero dei tedeschi a Rodi in Egeo e disperso a 20 anni nell'affondamento del piroscafo Donizetti carico di prigionieri destinati all'internamento. Il marinaio Bancalà Giuseppe nato a Sassari ma residente a Porto Torres internato in uno stalag di Bad Orb nell'Assia dove morì di malattia a 22 anni e ad oggi sepolto nel cimitero militare italiano d'onore di Francoforte. Il marinaio sommergibilista Solinas Gavino internato in un campo di prigionia nella regione della Westfalia in Germania dove venne destinato al lavoro coatto, ma che riuscì a sopravvivere alle privazioni e ritornare a casa soltanto nel 1946 come ricorda ancora oggi sua sorella Costanza, così pure l'aviere Livio Sanna anch'egli prigioniero dei tedeschi a seguito dell'armistizio ed altri ancora. Nella nostra giornata della memoria è giusto, nonché doveroso, conoscere e ricordare anche il loro sacrificio.