A Porto Torres, sulla sponda orientale del Rio Mannu e in corrispondenza dell’area del Ponte Romano è stata appena conclusa la prima fase dei saggi di archeologia preventiva finalizzati alla realizzazione del PIT fluviale.
Il progetto mira a ridisegnare e mettere in sicurezza le sponde del fiume, contribuendo alla valorizzazione della più imponente opera architettonica dell’epoca romana in Sardegna, il Ponte Romano. L’iter del PIT fluviale, molto complesso se si pensa che è stato avviato nel 2010, è finalmente entrato nelle fasi operative con i primi sondaggi archeologici.
Infatti nel progetto è previsto un sensibile abbassamento della quota sulla sponda orientale, finalizzato a consentire il deflusso delle acque in piena a lato del fiume e dello stesso ponte.
Architetti e ingegneri idraulici dei nostri tempi hanno messo a punto un progetto che, a quanto emerge dagli scavi, tende a ripristinare la sistemazione dell’area messa a punto dai Romani già all’atto della costruzione del ponte.
I lavori, avviati nel mese di maggio, hanno previsto l’apertura di un saggio all’imboccatura del ponte, quasi in aderenza con l’intervento di scavo condotto da Antonietta Boninu nel 2010, dove era stato messo in luce un sensibile abbassamento della quota del piano stradale del ponte in prossimità della sponda orientale. Le nuove ricerche hanno confermato che il piano stradale antico procede sulla terraferma direttamente sul piano roccioso, con una sistemazione che dove conservata presenta ciottoli legati con malta, continuando ad abbassarsi per poi risalire sensibilmente dopo circa 20 m. Questa sistemazione era dovuta con grande probabilità alla necessità di garantire una valvola di sfogo per le piene del fiume e al tempo stesso un argine a protezione della Colonia Romana; il rinvenimento nello scavo in oggetto di frammenti di ceramica databili al I secolo d.C., contemporanei alla data di costruzione del ponte, sembra indicare che tale sistemazione possa essere stata pensata subito dopo la fondazione della città.
Altri saggi sono stati effettuati nell’area circostante, ripulita per l’occasione dal canneto che occludeva la vista del ponte, in corrispondenza di una serie di anomalie del terreno individuate con georadar, ma tutti questi saggi si sono rivelati infruttuosi.
Seguendo le indicazioni della Soprintendenza le indagini si sono quindi spostate a sud delle prime arcate del ponte, dove risultava un cumulo di blocchi e indizi della presenza di una possibile struttura, come documentato da alcune foto d’archivio; in corrispondenza di questo saggio è effettivamente emersa una struttura poderosa, estremamente regolare e realizzata su più livelli con grandi blocchi lavorati. Si tratta forse della banchina fluviale, che non si esclude possa essere connessa al primo porto della Colonia Romana, raggiungibile dalle imbarcazioni attraverso le arcate del ponte e che doveva garantire un approdo riparato in immediata prossimità di uno degli accessi principali della città antica.
I ritrovamenti finora effettuati rivestono grande importanza e sono meritevoli di più approfondita indagine non solo sotto il profilo archeologico. Infatti il ripristino dei livelli definiti in epoca romana sembra la chiave per la risoluzione delle problematiche idrogeologiche che affliggono l’area e guiderà la progettazione della rimodulazione delle sponde fluviali nelle fasi esecutive.
Di concerto tra il Comune e la Soprintendenza lo scavo verrà ampliato nei prossimi mesi, per chiarire la connessione tra i due saggi che hanno dato riscontro positivo, ma sopratutto per chiarire la natura e la cronologia della poderosa struttura lineare messa in luce e il suo rapporto con il Ponte, le mura e con l’accesso alla città antica, di cui costituisce il limite verso il fiume.
I lavori di archeologia preventiva per il PIT fluviale sono stati prescritti al Comune di Porto Torres dalla Soprintendenza, RUP Luca Carboni, direzione dei lavori dell’architetto Giovanni Masia, direzione scientifica della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Sassari e Nuoro, assicurata dalla funzionaria archeologa responsabile per il Comune di Porto Torres Nadia Canu. I lavori sono stati eseguiti dall’impresa Habitat di Thiesi con il coordinamento sul campo dell’archeologo Luca Sanna e l’elaborazione dei rilievi a cura di Barbara Panico.