Mentre si prospetta una soluzione positiva per gli ex lavoratori Simind in seguito all'accordo firmato tra i sindacati e l'azienda subentrante negli appalti dell'ex stabilimento petrolchimico, si apre un nuovo fronte nella battaglia per la tutela dei lavoratori. Il sindaco Sean Wheeler ha, infatti, voluto incontrare una nutrita delegazione degli operai ex Sicmi, impiegati sino a poco tempo fa nelle attività di manutenzione degli impianti.
«Sono operai – spiega il sindaco Wheeler – che assieme ai colleghi di altre aziende erano stati inseriti anche nelle liste Insar, la società della Regione Sardegna che svolge servizi attinenti alle politiche del lavoro. Tra loro ci sono padri di famiglia con figli piccoli e persone in età più avanzata che non riescono a trovare impiego nonostante l'ampia esperienza in questo settore. Pur possedendo tutte le professionalità non sono più stati richiamati a lavorare negli impianti. Sia gli operai ex Sicmi che quelli licenziati dalle altre aziende dell'indotto non possono essere esclusi in questo modo». Il sindaco ricorda che «alcune settimane fa la nostra amministrazione è riuscita a riattivare nuovamente il tavolo con l'Insar per studiare nuove forme di sostegno e reintegro al lavoro di queste persone, ma il processo non è breve. Nel frattempo c'è un'emergenza sociale da affrontare, a cui bisogna trovare soluzione». Sean Wheeler si appella alle istituzioni e alle società che gestiscono il sito produttivo di Porto Torres. «La Regione, l'Eni e le aziende che detengono gli appalti nella nostra area produttiva non possono rimanere indifferenti. Istituzioni e aziende hanno una responsabilità sociale verso i nostri concittadini e verso il territorio. Le scelte su Porto Torres cadute dall'alto negli ultimi sessant'anni hanno creato pesanti conseguenze ambientali e occupazionali che la comunità non può continuare a pagare in prima persona. Per questo motivo – conclude il sindaco – è urgente che gli attori in campo si attivino per il reimpiego di tutti gli operai che hanno perso il lavoro di una vita e facciano rispettare i protocolli per la tutela dell'indotto firmati ben cinque anni fa dalle istituzioni locali e nazionali».