Intervento del sindaco
Oggi ricordiamo la tragedia vissuta tra la seconda guerra mondiale e il dopoguerra da una generazione di militari e civili italiani che risiedeva nella Venezia Giulia, nel Quarnaro e nella Dalmazia: cinquemila vennero uccisi dai partigiani titini jugoslavi, oltre 300mila emigrarono forzatamente e si rifugiarono in varie regioni d'Italia tra cui la nostra Sardegna.
Rileggere i numeri dei massacri delle foibe e dell'esodo giuliano dalmata fa sempre impressione ed è giusto che una volta all'anno venga ricordato.
Quello che dobbiamo evitare è di usare questa e altre commemorazioni come argomento per attizzare la piccola polemica politica quotidiana. Viviamo giornate storiche, in cui a livello nazionale si sta cercando di superare steccati e divisioni per il bene del Paese. Una grande occasione per mettere davvero l'Italia prima di tutto. Ogni commemorazione serve per unire e non per dividere.
Questa Giornata del Ricordo sia allora l'occasione per ricordare gli eventi fondanti della nostra comunità.
Ad esempio la capacità di accoglienza che abbiamo riservato agli esuli: proprio a pochi chilometri da qua, a Fertilia, vivono tutt'ora persone che hanno vissuto quell'esperienza lacerante. Abbiamo visto tutti i vecchi documentari dei primi uomini che presero possesso di quella borgata. Guardando quelle immagini è difficile rimanere indifferenti, non provare un senso di solidarietà per chi fu costretto a lasciare la propria casa mentre esplorava con speranza una nuova terra promessa. L'integrazione non è stata facile, ma è sotto gli occhi di tutti il contributo che gli esuli giuliani hanno dato al nostro territorio, nelle campagne della bonifica come nelle nostre città.
Il Giorno del Ricordo serva allora a scegliere sempre di stare dalla parte delle vittime: di chi è morto fucilato, avvelenato in una camera a gas, torturato, infoibato, di chi fugge da un regime illiberale o semplicemente dalla povertà assoluta. Viviamo in un'epoca storica in cui si rischia di perdere l'empatia, e ogni sofferente diventa una minaccia al nostro stile di vita.
La vittima è chi subisce un'ingiustizia, chi non ha gli strumenti per realizzare pienamente l'esistenza, chi perde i diritti, chi soccombe di fronte alla legge del più forte. Oggi è vittima anche chi si è ammalato o morto di Covid, chi ne ha subito le devastanti conseguenze economiche e sociali. Metterci dalla parte delle vittime, vuol dire non lasciare nessuno indietro e ristabilire la giustizia.
Questa Giornata del Ricordo assume allora un significato ancora più forte: aumentiamo gli sforzi per ridurre disuguaglianze e ingiustizie. Stringiamoci vicino a chi soffre e soprattutto rimaniamo uniti.
Lo dobbiamo alle vittime delle foibe e a quelle dei nostri giorni. L'Italia e la nostra piccola comunità hanno davvero bisogno del contributo di tutti.
Intervento del presidente del Consiglio.
Con l'iniziativa di oggi il Consiglio Comunale di Porto Torres vuole dedicare uno spazio istituzionale di riflessione nell'ambito delle celebrazioni per il Giorno del Ricordo.
Infatti oggi andiamo a commemorare il ricordo delle FOIBE una pagina triste della nostra storia e della storia dell’umanità, una delle pagine più dolorose e violente delle vicende del nostro Paese.
Una tragedia causata dai partigiani fedeli al dittatore Tito che gettarono, tra il 1943 e il 1945, migliaia di italiani all’interno delle foibe.
È il giorno del ricordo del dramma degli esuli istriano-dalmati, costretti ad abbandonare le loro case dopo la cessione di Istria, Fiume e Zara alla Jugoslavia, cessione causata dalla sconfitta subita dall’Italia nella Seconda Guerra Mondiale.
Il temine violenza etimologicamente significa “che viola” cioè che oltrepassa il limite del rispetto della vita umana e della civile convivenza.
In questo specifico caso parliamo di metodica distruzione di un gruppo etnico, di genocidio compiuto attraverso lo sterminio degli individui e l'annullamento dei valori e dei documenti culturali.
Quando si tratta di distruzione o soppressione spietata di un gran numero di persone, la violenza non ha giustificazioni, perché giustificare la violenza significa creare un alibi agli aguzzini.
Cercare un pretesto oppure una giustificazione di un atto così grave è sbagliato perché la violenza, da qualsiasi parte provenga, non deve esistere e non deve mai essere giustificata, poiché nessun “valido motivo” può permettere ad una persona di uccidere o di violare la dignità di un’altra.
Giambattista Vico (1668-1744), autore del Diritto universale, afferma: “I corsi ed i ricorsi costituiscono la storia ideale eterna”, ed è proprio perché la storia è fatta di corsi e di ricorsi che occorre tenere vivo il ricordo, per non dimenticare e per non commettere gli stessi tragici errori.
Per questo motivo dal 2004 il Parlamento italiano ha istituito il “Giorno del Ricordo” (Legge 92 del 30 marzo 2004), da celebrare ogni anno il 10 febbraio.
Lo ha istituito con l’obiettivo di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani gettati nelle profondità carsiche, e di tutte le vittime (donne, uomini ma sopratutto i bambini innocenti) generate dalla efferata e insensata violenza umana.
Per non ricadere nell’orrore che ogni tipo discriminazione etnica provoca dobbiamo creare una solida memoria condivisa, capace di superare i muri e le divisioni.
Concludo dicendo che la libertà e la convivenza pacifica dei popoli sono valori che vanno sempre difesi, sostenuti e tramandati.
Solo in questo modo possiamo guardare con fiducia al futuro, evitando che nuovi drammi possano accadere e che sul sacrificio di tanti italiani non prevalga il silenzio.
Chiudo con un monito di Mahatma (la grande anima) Gandhi che nella sua azione politica ha sempre respinto ogni atto di violenza.
“Occhio per occhio servirà solo a rendere tutto il mondo cieco”.