In cammino per “affidarsi” ai martiri, per invocare un aiuto verso chi è sofferente o semplicemente per rinnovare la propria testimonianza di fede. La devozione per i Martiri Turritani, Gavino, Proto e Gianuario, decapitati sulla rupe di Balai nel 303 d.C. durante il periodo delle persecuzioni ai cristiani, è sempre viva in tutto il territorio anche a distanza di secoli. Migliaia di fedeli hanno raggiunto in pellegrinaggio i luoghi simbolo della fede: la chiesa di Balai vicino e l’ipogeo, secondo la tradizione luogo della prima sepoltura dei santi, e la basilica romanica dedicata al martire Gavino.
Nella notte di sabato i pellegrini sono giunti da Sassari e dai centri dell’hinterland a piedi, per partecipare alla Santa Messa del Pellegrino in basilica, dopo aver percorso più di venti chilometri sulla Strada statale 131. Il primo gruppo è arrivato attorno alle 2. Entro le successive due ore tutti i pellegrini hanno completato il percorso e hanno reso omaggio alle reliquie dei santi, conservate nella cripta. Il pellegrinaggio notturno è un rito antico di cui si trova traccia già nel 1620 in una pubblicazione del canonico Francisco Rocca, Consultore e Qualificatore del Santo Uffizio nonché Inquisitore generale per tutto il Regno di Sardegna e che contiene le “regole” per la giusta pratica del pellegrinaggio. Un cammino notturno che si ripete da secoli, quindi, e che mantiene immutato il suo fascino e il suo valore religioso.
Domenica i simulacri dei Santi, che dal 3 maggio si trovavano nell’ipogeo della Chiesa di Balai Vicino, sono stati riaccompagnati in processione alla basilica di San Gavino. Alla processione, oltre alla popolazione e alle autorità civili, militari e religiose, hanno partecipato i cavalieri e i gruppi in costume provenienti da tutta l’Isola, che hanno portato dentro il corteo i colori e le splendide e particolari tessiture degli abiti della Sardegna. Una folla di persone ha “scortato” i simulacri lignei nel Lungomare e nel centro città, sino alla chiesa romanica, dove le statue sono state riposte nel catafalco presente all’interno del monumento, nell’abside orientale.
Ieri mattina l’ultimo rituale davanti al sindaco di Sassari, Nicola Sanna, al Commissario Straordinario del Comune di Porto Torres, Giuseppe Deligia, alle autorità militari e al vescovo dell’Archidiocesi di Sassari, Padre Paolo Atzei: la riconsegna delle chiavi della Basilica al parroco. Il passaggio delle chiavi fra la municipalità sassarese, che in passato aveva la cura dell’intero complesso religioso, e il parroco di San Gavino, ha origine diversi secoli fa, quando la consegna delle chiavi all’autorità cittadina e l’immediata riconsegna al parroco era segno del riconoscimento della buona conservazione e della cura del complesso religioso. Al termine si è svolta la processione che ha attraversato il Corso Vittorio Emanuele e che si è conclusa al porto, dove l'Arcivescovo ha impartito la benedizione del mare.
La Festha Manna avrà una coda il 7 giugno, giorno in cui i cavalieri si daranno appuntamento in via Mare per il Palio di Santu Bainzu, la corsa all’anello ripristinata due anni fa. Grande seguito per la Festha anche sui social network: la pagina facebook ufficiale ha registrato negli ultimi cinque giorni circa 21mila contatti.